Barbie è un semplice film sulla bambola più famosa al mondo o una pellicola di stampo politico? Alcune riflessioni.
Il 20 luglio 2023, in Italia, è uscito nelle sale cinematografiche, il film Barbie, diretto da Greta Gerwig. Molti fan della popolare bambola, realizzata dal Mattel. Non si tratta di un semplice live-action, bensì di una pellicola che, per molti, funge da film politico. Nella storia raccontata, non è data solo ed esclusivamente importanza alle diversità e alla parità di genere, bensì è gettata luce anche sul cosiddetto fenomeno del pinkwashing.
Barbie è un semplice live-action?
Da quando il film di Barbie è arrivato al cinema in Italia e nel resto del mondo, la domanda che ci si è posta la seguente: Barbie è un semplice live-action sulla famosa bambola più amata al mondo o funge da pellicola di stampo politico?
La risposta non è semplicissima, in quanto deve tener conto di diversi fattori. La regista Greta Gerwig, che si è presa l’onere di riportare Barbie sul grande schermo con attori in carne ossa, ha dato al film un’impostazione decisamente complessa e di natura politica.
La cineasta, infatti, ha trattato temi molto attuali ed importanti, della nostra società, quali la diversità, la parità di genere.
Inoltre, ha condannato, apertamente, quello che è definito pinkwashing, ossia la pratica che è attuata nel momento in cui si intende promuovere un servizio o un prodotto come se fosse ideato per sostenere l’empowerment femminile, anche se tale immagine è puramente di facciata.
Il ruolo di Barbie Stereotipo
Nel film, Margot Robbie interpreta Barbie stereotipo: questo personaggio rappresenta la classica Barbie bionda, con gli occhi azzurri e con un corpo perfetto, circondata da diverse altre Barbie che svolgono i lavori più disparati, rappresentando diverse fisicità.
Ci sono Barbie nere, Barbie trans e anche Barbie in sedia rotelle, Barbie declinate in ogni singola etnia, ognuna delle quali è portatrice di idee diverse, anche attraverso le mansioni che svolgono nella loro vita.
A Barbieland, tutte le Barbie vivono seguendo uno schema preciso, fatto di feste, felicità e giorni passati all’insegna della gioia e del divertimento.
Qualcosa si rompe, però, in questo percorso perfetto: Barbie stereotipo, infatti, inizia a perdere la sua perfezione e vede il suo mondo edulcorato sgretolarsi inevitabilmente. La bambola, dunque, deve rapportarsi alla vita reale, fatta di problemi ed imperfezioni.
A questo punto, Barbie stereotipo, che si presenta come una delle bambole meno affascinanti ed interessanti, in quanto riempita solo di vuoto, può diventare parte importante del processo di ridefinizione della bambola stessa.
La bambola, infatti, inizia ad avvicinarsi alle caratteristiche di una donna che può essere bella, intelligente ed impeccabile, ma anche attraversata da fragilità e cadute.
L’inclusività promossa da Mattel
Nel corso del tempo, Barbie è stata vista come una bambola che spingeva le bambine verso uno standard di bellezza irreale ed irraggiungibile.
Iniziò ad essere considerata un giocattolo, in grado di deviare l’attenzione delle bambine, verso il consumismo, in particolare a partire dai modelli che furono lanciati negli anni ’70.
Tanti sono stati cambiamenti che hanno attraversato l’azienda Mattel, produttrice della bambola più famosa al mondo.
Le vendite di Barbie iniziarono, infatti, a calare drasticamente e raggiungere il punto più basso nel 2015.
L’azienda decise di spogliare Barbie della sua perfezione fisica, adottando una politica di produzione più attenta alla diversità di genere e alle differenti forme fisiche con la linea diversity.
Un cambio di direzione che, in sostanza, fu attuato per incrementare le vendite che Barbie stereotipo non garantiva più da tempo.
Tale bambola, infatti, non rappresentava i corpi diversificati e i generi presenti nella società attuale.
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ultimo aggiornamento: 29 Luglio 2023 8:41